ZZAN! e il DDL cade in trappola!

ZZAN! e il DDL cade in trappola!

Rasserenatevi: non farò nessuno dei pipponi che vi siete sorbiti tra media, social e macchinette del caffè.

Due considerazioni arricchite da alcuni link per collocare il provvedimento nel contesto storico. Le mie opinioni sono del resto ben note e non le nasconderò.

Prima i fatti

Storia, scopi e finalità del DDL

Il DDL "Zan"  nasce come integrazione della celebre Legge "Mancino" (Legge 205 del 19 giugno 1993) voluta dall'allora ministro dell'Interno e proposta in un Decreto Legge (122/1993) finalizzato a contrastare ogni forma di "discriminazione  razziale,  etnica  e  religiosa". 

Il DDL (C107), fu presentato immediatamente alla apertura della attuale XVIII Legislatura ha come primo firmatario Laura Boldrini. Prende il nome dell'Onorevole Zan in quanto fu il Relatore del provvedimento alla Camera e unificatore di 5 DDL. Il provvedimento finale sintetizza anche altri 4 ddl presentati nella legislatura: C.569 (primo firmatario Zan - PD), C.868 (Scalfarotto - IV), C.2171 (Perantoni - M5S), C.2255 (Bartolozzi - FI). Fu approvato con 265 voti a favore, 193 contrari e 1 astenuto. 

Il provvedimento è la riproposizione del DDL "Scalfarotto" numero 245 della precedente Legislatura (XVII) approvato dalla Camera il 19 settembre 2013 e poi dato per disperso nei meandri del Senato. Rispetto al documento originario vengono accolti i suggerimenti per estendere l'ambito di applicazione a misure preventive dei reati d'odio presenti nella Relazione finale della "Commissione Joe Cox"

Per memoria, anche il DDL Scalfarotto aveva passato l'esame della Camera, presentandosi come compromesso tra il suddetto DDL 245 e i DDL 280 (Fiano) e 1071(Brunetta). Esito della votazione: Presenti 393, Favorevoli 285, Contrari 57, ma ben 108 astenuti!.

Interessante il dossier sul DDL Scalfarotto. La stessa Legge Mancino (1993) è la sintesi e aggiornamento di una serie di provvedimenti adottati nel 1975 (L.654) e nel 1989 (L101) in recepimento della Convenzione delle Nazioni Unite contro il razzismo del 1966.  

La estensione della protezione alla identità di genere e all'orientamento sessuale dovrebbero essere un allineamento alla Carta dei diritti fondamentali dell'UE, diventata cogente con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona del 2009. Ma, evidentemente, 12 anni di ritardo sono troppo pochi rispetto allo standard del legislatore italiano.

Cosa è capitato in Senato

Del Senatore Calderoli si può dire di tutto, ma certo non che ignori i regolamenti parlamentari. Per chiudere la discussione del DDL Zan, semplicemente accantonandolo, ha utilizzato una espressa previsione regolamentare, che egli stesso illustra molto chiaramente:

Signor Presidente, illustro la proposta di non passaggio all'esame degli articoli n. 1, anche perché questo mi dà l'occasione di far capire che cosa sia il non passaggio agli articoli, ovvero un istituto previsto dal nostro Regolamento all'articolo 96, per cui, se la proposta dovesse essere approvata votando sì - bisogna votare sì perché non si passi all'esame dell'articolato - la discussione del provvedimento si interromperebbe.

È un istituto del nostro Regolamento e non, come incautamente definito dall'onorevole Zan, un voto truffa o peggio ancora una trappola; è un istituto previsto. (Applausi). Forse l'onorevole Zan è troppo giovane perché un tempo questo istituto c'era anche alla Camera; è stato abolito nel 1997 - guarda caso - con l'approvazione di un emendamento proposto dall'allora onorevole Mattarella cosicché l'istituto confluì nella pregiudiziale. Infatti, alla Camera le pregiudiziali si votano con il voto segreto perché hanno assorbito il non passaggio agli articoli.

Dopo il successo della "tagliola", da parte di diversi esponenti del PD è stata immediatamente contestata al gruppo di Italia Viva, afferente al ex segretario-PD Renzi un possibile "tradimento" degli accordi presi. Se esaminiamo però i numeri le affermazioni dei rappresentanti PD sono prive di fondamento.

Ho scaricato la composizione dei gruppi parlamentari da DB del Senato e l'esito del voto dal Resoconto. Sulla base delle dichiarazioni di voto posizioni iniziali e esito presunto sono i seguenti: (F=favorevole alla "tagliola", "C" contrario, "A/I" incerto o astenuto)

Gruppo parlamentare/Voti presunti C F A/I
Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC   46  
Fratelli d'Italia   21  
Italia Viva - P.S.I. 12    
Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione   62  
Misto 8 8 17
MoVimento 5 Stelle 70    
Partito Democratico 36    
Per le Autonomie (SVP-PATT, UV)     7
Totali per voto 126 137 24
       
  C F A
Esito effettivo 131 154 2
       
Delta 5 17 -22
       
Maggioranza 143    

La distribuzione dei "non votanti" (Assenti o in Missione) è questa:

Gruppo parlamentare C F I
Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC   3  
Italia Viva - P.S.I. 4    
Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione   2  
Misto 3 2 9
MoVimento 5 Stelle 4    
Partito Democratico 2    
Per le Autonomie (SVP-PATT, UV)     1
Non Iscritti     2
Totale 13 7 12

Alla Camera, il 4 novembre 2020, queste erano le posizioni iniziali e l'esito finale del voto. Nota bene: alla Camera il voto era "F" favorevole al DDL Zan, , "C" contrario, "A/I" incerto o astenuto.

Gruppo Parlamentare F C A/I
FRATELLI D'ITALIA   27  
FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE   56  
ITALIA VIVA 21    
LEGA - SALVINI PREMIER   96  
LIBERI E UGUALI 11    
MOVIMENTO 5 STELLE 157    
MISTO      26
PARTITO DEMOCRATICO 64    
Totali 253 179 26
       
Esito effettivo 265 193 1
       
Delta 12 14 -25
       
Maggioranza 230    

Quindi, come vedete, alla Camera si era andati alla "conta" partendo da un margine di maggioranza positivo di 23 unità, mentre al Senato si era partiti da un -17, e con la "tagliola" in vantaggio relativo (mancavano solo 6 voti). Non sembra proprio che siano mancati i voti di Italia Viva. Nemmeno se tutti i Senatori di IV, PD e 5S fossero stati presenti si poteva pensare di partire in vantaggio al voto segreto. Semplicemente l'esito diverso del voto alle due camere è la conseguenza della volontà di mantenere un bicameralismo perfetto con diverse modalità di elezione. La riduzione del numero dei parlamentari non dovrebbe mitigare questa anomalia, perché riducendo i numeri le differenze tra somma di esiti regionali e esito nazionale (il Senato è eletto per costituzione su base elettorale) dovrebbero ampliarsi.

Sviluppi - come coprire il "buco" normativo

E' del tutto evidente che, se il diritto alla espressione della propria sessualità è un diritto che beneficia di una tutela "forte" nella carta dei Diritti UE, non ha alcun senso che tale tutela rafforzata non si ritrovi poi nelle aggravanti ai reati d'odio così come accade per la discriminazione religiosa e/o razziale. E non ha nessun senso che non si inizi a prevenire le manifestazioni d'odio con una educazione al rispetto che deve accompagnare tutto il percorso di formazione dei futuri cittadini. L'Art.21 della carta dei diritti fondamentali UE recita:

È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale

 Mentre le circostanze aggravanti nella Legge attuale sono (Art.1 DL 122/1993)

per motivi razziali, etnici,  nazionali  o religiosi

Dal confronto nel nostro ordinamento mancano le aggravanti sessuali, l'origine sociale, le caratteristiche genetiche, la disabilità e l'orientamento sessuale. Le altre a naso (ma qualche giurista ha sicuramente idee più chiare) sono ricomprese o difficili da tutelare (le opinioni).

In un paese che è estremamente diviso, e che sembra premiare comportamenti collusivi con le discriminazioni razziali, religiose, di genere ecc.. è impensabile che si possa raggiungere un accordo ragionevole secondo l'iter "normale" di una iniziativa parlamentare.  

Per fortuna, come si sta vedendo con la Polonia, sulle discriminazioni la Presidente non scherza:

Non risparmierò le forze quando si tratta di costruire un'Unione dell'uguaglianza.
Un'Unione in cui ognuno possa essere sé stesso, amare chi desidera, senza paura di recriminazioni o discriminazioni.
Perché essere sé stessi non è ideologia. È la propria identità.
E nessuno potrà mai usurparla.

Ursula von der Leyen Stato dell'Unione 2020

La dichiarazione di intenti si è tradotta in un preciso piano d'azione (LGBTIQ Equality Strategy 2020-2025).

Quindi, per non attendere decenni, l'unica speranza è che, anche in questo caso, si debba procedere per il recepimento di atti comunitari. 

Alcune considerazioni

  1. Il Parlamento è specchio del paese e da questo eletto. Non deve stupire la mancanza di sensibilità nei confronti dei diritti delle minoranze perché buona parte degli italiani è ancora legata a stereotipi dei secoli passati.
  2. Unica via d'uscita è una iniziativa governativa, ma che deve venire da uno stimolo esterno, come sentenze negative, vincoli internazionali ecc.
  3. I parlamentari della XVIII legislatura sono incapaci di fare il proprio mestiere. Ovvero di disegnare e finalizzare sintesi accettabili tra le tante posizioni di un paese unito solamente sulle cartine geografiche.
  4. Il PD prosegue verso il mantra dell'unità a sinistra e coglie una occasione per mettere ulteriori muri al dialogo con i riformisti. Che Italia Viva sia colpevole del disastro, come vedete inequivocabilmente dai numeri, è una grandissima balla. Renzi e i suoi si convincano: inutile continuare a rincorrere gli ex compagni di partito. Si pongano come volano per la creazione di un terzo polo. Unico limite, anche in questo caso, l'eccesso di personalismo. In un ipotetico terzo polo la leadership di Renzi sarebbe tutt'altro che scontata.
  5. Se si prende il "test" come una prova generale per l'elezione del prossimo Presidente della Repubblica, come già noto a tutti, non esiste una maggioranza di sinistra. Non abbiamo però alcuna prova che esista nemmeno una maggioranza che possa portare, ad esempio, alla elezione di un Berlusconi alla Presidenza della Repubblica. Ad oggi il "gruppo misto" che contiene parlamentari schierati, ma anche "cani sciolti" conta per il 15% dei voti al Senato, e per il 10% alla Camera. Alla elezione del PdR parteciperanno anche i delegati regionali (normalmente 2 di maggioranza e 1 di minoranza, +1 della Valle d'Aosta) per complicare ancora di più il quadro. NB: voto segreto e gruppi fluidi anche per l'elezione del PdR.