Taliban al potere: appeas ... olament dell'occidente

Taliban al potere: appeas ... olament dell'occidente

In questi giorni la vicenda della occupazione dell'Afghanistan da parte dei Taliban mi ha ricordato un altro madornale errore dell'occidente, commesso oltre 80 anni orsono. L'atteggiamento caracollante di Biden, e le argomentazioni portate a supporto del ritiro NATO mi hanno ricordato un altro premier che si mostrò debole nel momento cruciale: Neville Chamberlain.

Un passo indietro nel tempo

Appeasement (acquiescenza) era la strategia diplomatica perseguita dal Premier britannico Chamberlain nei confronti della Germania nazista. Trovò il suo massimo riscontro negli accordi di Monaco di fine estate 1938 che sancirono la annessione di parte della allora Cecoslovacchia al Terzo Reich. Al ritorno in patria Chamberlain pronunziò il celebre commento "peace for our time". Gli accordi non durarono nemmeno il tempo di leggerli, e a marzo 1939 Hitler invadeva ciò che restava del paese, preparandosi alla successiva invasione della Polonia che diede inizio alla Seconda Guerra Mondiale.

Gli accordi furono accolti dalla classe politica e dall'elettorato inglese con profonda soddisfazione, tranne una importante voce critica. Quella di Duff Cooper, Primo Lord dell'Ammiragliato (responsabile della flotta, ruolo ministeriale importantissimo per l'imperiale e perfida Albione).

Rassegnando le proprie dimissioni per disaccordo con la politica conciliante (Appeasement),  Cooper tenne un interessante discorso alla camera dei Comuni.

Il succo è questo: non ci si può aspettare dai dittatori (e quindi dai regimi totalitaristi che li generano) alcun rispetto della forma e del linguaggio della diplomazia, nemmeno si può confidare nel rispetto di accordi. L'unica possibilità di prevenire una guerra con questi regimi è chiarire da che parte si sta, e che si è preparati e disposti ad intraprendere azioni violente a tutela delle proprie posizioni.

La storia diede ragione a Cooper, e la politica conciliante del Governo inglese non evitò la guerra, iniziata nemmeno un anno dopo l'accoglienza entusiastica degli Accordi di Monaco.

La timeline dell'intervento USA/NATO in Afghanistan

Due fonti per un quadro di quanto accaduto in 20 anni:

  • Timeline predisposta dal Council for Foreign Relation (un entro studi USA con 1 secolo di storia, fondato dal candidato alla Casa Bianca 1924 John W. Davis)
  • Pagina del blog NATO sulle due missioni ISAF (International Security Assistance Force) e RSM (Resolute Support Mission)

Facciamola breve: già nel 1999 il Consiglio di sicurezza ONU aveva condannato l'utilizzo del territorio Afghano per l'addestramento dei terroristi Taliban e chiedeva l'arresto e la consegna di Osama Bin Laden (risoluzione 1267). La reazione avvenne in conseguenza dell'attacco terroristico del 11 settembre 2001, con bombardamenti USA (senza previa autorizzazione ONU) sul paese, e l'inizio di una offensiva terrestre ad opera dei nemici dei Taliban.  A metà novembre l'ONU supporta l'operazione di riconquista (Risoluzione 1378) e, successivamente, autorizza la missione ISAF (Risoluzione 1386).

Nel 2003 la guida della missione ISAF passa dagli USA alla NATO, per l'inizio della guerra in IRAQ. E questo fu forse l'inizio del disastro afghano, perché per evitare conflitti eccessivi si evitò di distruggere le risorse finanziarie dei Taliban, in primis il traffico di oppiacei.

La missione durò fino al 2014, con progressivo disimpegno dal 2011. L'ordine di grandezza delle forze in campo è oscillato tra i 30 e i 130.000 uomini.

Gli scarsi risultati, e la ripresa degli attentati hanno portato nel 2015 ad un deciso downsize dell'intervento, con la missione RSM partita da 30.000 uomini ed arrivata agli 8500 che avrebbero dovuto ritirarsi entro fine agosto 2021. La missione diventa di supporto e addestramento delle truppe e della polizia afghane, cui passa l'onere diretto del contrasto ai Taliban.

Nel corso del 2019 l'amministrazione Trump decide di abbandonare la missione, oramai senza supporto interno, e a febbraio 2020 vengono siglati gli accordi di Doha con i Taliban, in base ai quali gli USA si sarebbero ritirati in cambio dell' impegno dei Taliban al contrasto al terrorismo, di rilasciare 5000 prigionieri afghani, dell'impegno ad intraprendere colloqui di pace con il governo afghano, e del cessate il fuoco. Due bagige e un bicchiere di spuma.

Nel maggio 2020 un Rapporto del Consiglio di Sicurezza ONU presenta una situazione tutt'altro che compatibile con gli accordi di cui sopra.

A gennaio 2021 Biden subentra a Trump, e da esecuzione agli accordi presi dal predecessore. Il resto lo vedete su ogni tipo di media.

Taliban, Fascisti, Nazisti e Comunisti: tante affinità, poche divergenze

Tante facce, una stessa razza: il sistema è semplice ed è stato replicato più volte nella storia.

Una organizzazione criminale prende il potere di una nazione, si organizza schiavizzando una parte dei residenti, spesso ideologicamente identificati come inferiori (es. i nazisti volevano schiavizzare gli slavi, i talebani le donne), istituiscono procedure di umiliazione ed eliminazione fisica degli oppositori.

Lo scopo è foraggiare una élite (gerarchi, taliban, funzionari di partito), ma trattandosi di economie poco performanti, e con un livello di spesa già elevato per la difesa interna, l'unica strada è escludere dalla distribuzione delle risorse quote dei residenti, ovviamente giustificando l'appropriazione indebita con ferree motivazioni identitarie. Di prassi la esclusione è accompagnata dal furto di proprietà ai danni degli "schiavi" e dei "reietti".

Non sempre le risorse interne sono sufficienti a garantire i privilegi della casta e le spese di sicurezza, ecco che queste organizzazioni criminali tendono sistematicamente ad espandersi per trovare nuovi schiavi e nuove risorse da rubare.

Quindi, in sintesi, l'unico totalitarista buono è quello morto, o almeno quello messo in condizione di non nuocere.

La fonte di potere dei Taliban

Le fonti di potere dei Taliban sono due: denaro e ignoranza.

La seconda è la premessa per la applicazione della Sharia in una variante particolarmente violenta e funzionale allo scopo estorsivo. 20 anni di istruzione potrebbero costituire un forte ostacolo al ripristino di antiche usanze.

Il denaro è fondato su un mix di risorse tra le tradizionali coltivazioni di oppio, risorse minerarie, esportazioni di bottino di guerra (beni artistici, gioielli) ma anche di prodotti legali, finanziamenti esteri, proventi da estorsione (chiamatele tasse) e rendite immobiliari. A parte l'oppio, rinnovabile, si tratta soprattutto di una economia di rapina che sottrae risorse al paese. Secondo un report NATO citato da Radio Free Europe il tutto somma circa 1,6 miliardi di US$, contro un PIL dell'intero Afghanistan di circa 20 miliardi (Fonte ONU).

Nota molto benissimo: è impensabile che le estrazioni minerarie dei Taliban siano fatte nel rispetto della sicurezza sul posto di lavoro e del rispetto ambientale. I danni di una attività mineraria senza scrupoli possono risultare irreparabili per il territorio e causare centinaia di morti sul lavoro.

In my opinion: gli errori dell'occidente

Tanti. Il primo è stato dare priorità alla azione militare sulla soppressione economica. Ne è prova l'incremento delle coltivazioni di oppio negli anni, iniziato subito dopo l'azione militare. Trovate più dettagli in un report del maggio 2021 dell'Ufficio ONU "Drugs & Crime".

Nota bene: il mercato dell'oppio afghano è in monopsonio (ovvero c'è un unico compratore, i Taliban), e da manuale di microeconomia undergraduate le fluttuazioni del mercato vengono trasferite sugli agricoltori che lo coltivano a discrezione del monopsonista.

Il secondo è stato quello di cambiare obiettivo troppo presto, nel 2014, prima che l'economia legale Afghana e il livello culturale nel paese si fossero rafforzati a sufficienza per potere reggere una guerra civile. Non è facile per l'Italia liberarsi delle mafie, che hanno un giro d'affari del 1,7% del PIL figuriamoci in un paese nel quale la criminalità ha il controllo di intere aree e un volume d'affari tra l'8 e il 10% del PIL.

Il terzo errore è stato accondiscendere alla presa di posizione di Trump nel 2019 che ha portato agli accordi di Doha. Come insegna la storia e come aveva rammentato Duff Cooper al parlamento britannico i totalitaristi non seguono le regole e il linguaggio della diplomazia. La loro parola vale zero. Una osservazione: motivo del ritiro i costi economici; ma sono stati considerati i costi sociali della diffusione dell'oppio nei paesi occidentali nel bilancio della missione?

Il quarto errore è stato eseguire il piano di disimpegno sebbene gli indici di rischio e i report dell'intelligence segnalassero che i Taliban erano pronti ad infrangere gli accordi appena le poche migliaia di militari NATO si fossero ritirati.

L'ultimo errore è di Biden: giustificandosi come ha fatto è apparso uomo debole e non credibile nelle eventuali minacce di ritorsione. Esattamente come Chamberlain con Hitler. E' definitivamente "bruciato" come leader di coalizione.

In my opinion: cosa fare ora 

Tre possibilità:

  • Formalizzare l'attuale "appeasolament".

Farneticare di potenziali accordi, di talebani "diversi dal passato" ecc attendendo che la attenzione della opinione pubblica occidentale si affievolisca e poi partecipare al mercato delle materie prime a basso costo.

Ci sono due problemi: il primo è che altri paesi si sono già mossi in questa direzione (Cina e Russia). Il secondo è che probabilmente qualcosa continuerà a filtrare dal paese.

Siamo disposti ad ingoiare il rospo della schiavizzazione delle donne afghane e del martirio degli oppositori? E quanto durerebbe? Mi sembra che molti afghani non siano disposti a subire le angherie dei Taliban come 20 anni fa. Questo il valore aggiunto dei soldati NATO: dalle prime immagini e notizie frammentarie di rivolte hanno creato una coscienza civile nel paese. Il loro sacrificio non è quindi oggi vano, e non va vanificato dalla inettitudine della politica.

  • Ripartire con missioni internazionali

Per legittimarle servirebbe una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU, difficile da ottenere senza il consenso di Cina e Russia. Poi, come avrebbe detto la  nonna Almea "l'è na peza tacada". Una missione che partirebbe con poca credibilità e che troverebbe quindi una ferma risposta dei Taliban, certi che ai primi 100 morti vedrebbero la ritirata dell'occidente.

  • Favorire e riconoscere un Governo in esilio e una resistenza afghana

Questa a mio avviso è l'ipotesi più praticabile. Accogliere quanti più profughi possibili, compreso uomini che potrebbero ritornare per organizzare missioni di stay behind, mantenere congelati i fondi della banca centrale afghana (circa 10 mld US$) e trasferirli al governo in esilio che dovrà essere riconosciuto. Starà poi al Governo afghano decidere se impiegare i fondi per facilitare riscatti di afghani o per finanziare la guerriglia.

Infine organizzare missioni coperte, sia con afghani che con forze speciali, per indebolire il regime, e bombardamenti mirati alle coltivazioni di oppio per indebolire le finanze dei Taliban. Se la strategia dovesse riuscire si aprirebbero le possibilità di un secondo intervento benedetto dal Consiglio di sicurezza ONU, più credibile e quindi con maggiori probabilità di successo. 

"Una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor". Ci siamo passati anche noi italiani, francesi belgi, olandesi ecc. E ce ne siamo liberati. Grazie anche ad un aiuto esterno, efficace però solo indebolendo l'invasore e creando una resistenza civile.