I furbòn dla Sciavona (pronuncia st͡ʃiavòna con "s" sorda e "c" dolce)

I furbòn dla Sciavona (pronuncia st͡ʃiavòna con "s" sorda e "c" dolce)

Schiavona, quartiere della natia Bondeno codice ISTAT 3800320028, i cui abitanti venivano dileggiati per la scarsa arguzia e definiti, appunto, i "furboni". All'ultimo censimento 2011 la Schiavona contava 71 abitanti 36 abitazioni e 20 altri edifici. Non esattamente Manhattan.

Si narra che i giovani rampanti del luogo usassero mettersi in fila dietro un palo apostrofando con un "cocoo, ci vedi?" i passanti in auto o, più spesso, in bicicletta o su un carro a trazione animale.

Il primo aveva difficoltà nella visuale per il palo avanti agli occhi, gli altri per la figura del compare che lo sopravanzava. Ovviamente chi passava dalla strada li vedeva benissimo tutti quanti.

Così mi sono sembrati i principali partiti italiani e i loro legali rappresentanti protempore nella vicenda della rielezione di Sergio Mattarella.

La tragicomica della 13^ elezione

In estrema sintesi i primati della politica, guidati dal Burgher King (Salvini), dalla Cocomera (Meloni), dall'Allettato (Letta) e dal Parafangaro (Conte), con l'assistenza del Valletto Tajani in 6 giorni di seghe mentali e di esperimenti elettorali sono riusciti a rieleggere l'uomo scelto e imposto da Renzi sette anni fa. Vediamo come.

Alcune tecnicalità sui giochetti a nascondino

Abbiamo assistito ad alcuni giochetti concordati tra destri (FDI, Lega e FI)e sinistri (PD, M5S) con l'astensione prima dell'uno e poi dell'altro. Esercizi che dovevano servire a dimostrare quanto affidabili fossero i numeri teorici dei due schieramenti (460 per i destri, mai dichiarato, ma sembra 430 per i sinistri).

Alla prima prova dei fatti il giochetto si è dimostrato inutile, come avrebbe preventivamente osservato qualsiasi undergraduate che si occupa di game theory. Dei 460 teorici "elettori destri" si sono rivelati fedeli all'ordine di voto della Casellati solamente in 382. Circa un 17% di franchi tiratori, quando normalmente se ne contano un 10%. Una destra unita come una massa fecale che si schianta sulla ceramica della tazza del WC.

La sinistra manco ci ha provato a misurarsi su un nome dichiarato. Ne desumo che avremmo avuto un effetto cacarella con grandi elettori dispersi persino sotto la tavola del WC.

Il Burgher King Maker

Sempre ansioso di proporsi come punto di riferimento della politica italiana, Salvini ha conseguito l'ennesima figura da buffone. La seconda storica della Legislatura dopo il fallito golpe del Papeete del 2019. 

Anche questa volta si è ascritto doti di pivot della politica italiana uscendone con l'ennesima dimostrazione che l'unica dote che bisogna riconoscergli è quella di sostenere tutto e il contrario di tutto con la foga retorica di un consumato attore da avanspettacolo.

La Vergine dai Candidi Manti

Come la protagonista della celebre tragicomica Ifigonia in Culide la Grande Cocomera (al secolo Meloni Giorgia de Roma) ha potuto recitare la parte che più le si addice: la starnazzatrice da mercato rionale. Stupenda la scena finale della VIII votazione. Compreso che si trovava una soluzione non risolutiva (il Mattarella-bis) decide di smarcarsi per ragioni di marketing proponendo e votando altro candidato. La posa plastica della Santanché con il trolley in mano sottolinea e imprime nelle deboli menti questa trovata da marketing del fritto di pesce al mercato.

 

L'allettato

Qualche campagna elettorale fa era solito apostrofare il PD come acronimo di Partito Defunto. Se non defunto siamo al capezzale di un al-Letta-to lungodegente.

Degno erede del peggior benaltrismo massimalista di quel gran partito di paraculi che era il PCI si inventa eccezioni degne di un leguleio per cassare ogni proposta eccependo la esistenza di una better choice.

Il gioco del Bertoldo è noto alle persone di mondo dall'antichità, e formalizzato dal XVII secolo nello splendido scritto di Giulio Cesare Croce e splendidamente interpretato da Tognazzi.

 

La pezza del marchese

I 5 Stelle sono un partito oramai unito solamente dalle pezze del ... marchese. Nel 2018 avevano raccolto quasi 1/3 dei consensi e fatto eleggere 227 deputati su 630 e 111 senatori su 315. Ad oggi sono valutati al 15% dei consensi e hanno perso per strada circa 1/3 degli eletti.

Il riferimento all'antico dispositivo igienico non è casuale, basti andare a consultare i deliri di alcuni grullini nel dibattito per ridurre l'IVA sugli assorbenti.

L'unico modo per mantenere coesi gli avanzi dell'Armata Brancaleone incautamente suffragata dal popolo bue nel 2018 sono le pagliacciate del parafangaro pomposamente nominato "avvocato degli italiani" nel governo Giallo-Verde, il più scandaloso inciucio (o meglio gangbang) governativo della storia repubblicana.

Il resto dell'emiciclo

Poca roba. Ascoltato distrattamente dai 4 somari di cui sopra, troppo intenti a spacciarsi per purosangue. Il facente funzione Tajani è rimasto a fare il cameriere dei presunti leader, gli alleati sono stati trattati da figli di un dio minore, seppure Lupi (ad esempio) possa mangiarsi il Burghy a colazione per esperienza e capacità politica. Renzi, il regista dell'elezione 2015, è stato reietto da ogni discussione, ma si è preso la rivincita di silurare la Belloni che era rimasta unico punto di equilibrio instabile dei 4 e vedersi riproposto a furor di popolo Mattarella.

L'impressione che ho avuto è che l'intervento dei leader invece di indirizzare la discussione sia stato di ostacolo al raggiungimento di un equilibrio spontaneo dell'assemblea.

Conseguenza della non-scelta

Banale: la Repubblica Italiana si regge su un 80enne e un quasi 75enne. Quando Salvini e Meloni smerdavano pannolini Draghi aveva già messo su famiglia e Mattarella era già professore universitario.

Con un debito oltre 1,5 volte il PIL fosse una società privata non potrebbe avere credito oltre la vita utile residua dei due persone chiave. C'è quindi un serio "ongoing concern", ovvero rischio di affidabilità nel lungo periodo, per una organizzazione che non riesce a gestire un ricambio programmato di una figura chiave.

Insomma, in un mondo di corporation l'Italia si comporta (e vale) quanto una Snc. Unico punto positivo la serie di strumenti elaborati dalla BCE e dalla Commissione UE, su stimolo e consiglio appunto di Draghi, costituiti dal Meccanismo Europeo di Stabilità e dagli strumenti di consolidamento del debito e aiuto finanziario previo monitoraggio dei risultati.

Ovvero, mal che vada, abbiamo la possibilità di uno stato messo sotto tutela e non abbandonato alla imperizia e incapacità della sua classe politica.

Possiamo liberarci delle quattro palle al piede?

È chiaro che i 4 partiti di punta dove finiscono di essere inutili incominciano ad essere dannosi. Forza Italia è in dissoluzione con il ritiro di Berlusconi sempre più vicino, quindi non merita attenzione.

La storia di questi partiti è altrettanto grottesca.

  • Partito Democratico: nato ad imitazione di non si sa che non si sa cosa nel 2008 come fusione fredda dei sub-eredi di PCI e DC, ha dimostrato da subito le proprie scarse potenzialità e da quella data ha continuato ad oscillare tra l'invidia del nativo PCI e la trasformazione in partito progressista di respiro europeo. Non è mai andato oltre la masturbazione intellettuale.
  • Fratelli d'Itala. Nato nel 2012 dallo spinoff del PDL, continua a fare un poco di copia incolla dal vecchio MSI. Trova una collocazione sullo scaffale tra i partiti euroscettici, ma non è andata mai oltre lo starnazzare benaltrista.
  • Movimento 5 Stelle: il delirio di un buffone preso sul serio da un elettorato che al supermarket compra con lo skonto senza guardare i prezzi al kilo. Mai andato oltre le comiche, se non per chi ci ha guadagnato anni di immeritato stipendio.
  • Lega Salvini, ultima nata nel dicembre 2017 come distrazione patrimoniale per evitare che la giustizia potesse rivalersi sui futuri finanziamenti per il denaro sottratto al contribuente (49 milioni di rimborsi elettorali non spettanti) della vecchia Lega. Nel dubbio Salvini si fece mettere nella ragione sociale e il partito fu calzato a pennello sul "capitone", in modo che i destini di partito e segretario fossero indissolubili. 

La domanda è: possiamo liberarcene in breve termine?

Chi se li incula questi partiti?

Se osserviamo gli esiti dei sondaggi sembrerebbe che, tranne riallocazioni di voti all'interno delle coalizioni, le scelte degli elettori siano stabilmente ripartite da quello che si autodefinisce "centro-destra" (FDI, FI, Lega) e quello che si autodefinisce "centro-sinistra" (PD 5Stelle LEU).

Di centro in realtà non ne rimane tanto, lo si è visto dalla incapacità di sintesi sulla elezione del Presidente della Repubblica, quindi lasciatemi chiamarli i "destri" e i "sinistri", con tutte le accezioni negative dei due termini. 

Nessuna delle due masse raggiunge la maggioranza relativa, nemmeno aiutata da una legge elettorale che favorisce i giochi delle oligarchie partitocratiche e disincentiva la qualità delle candidature e il rapporto elettori-eletto. Ad oggi sembra che i destri possano andare sul 45% delle cadreghe, e i sinistri sul 40%. 

Sempre secondo la favola raccontata dagli oligarchi di partito sarebbero i "partitini" ad inquinare la dinamica "bipolare" dei grandi partiti di massa (fecale).

Question#1 - ma quante dimensioni ci sono?

Centro-destra e Centro-Sinistra sono solo una delle tante dimensioni sulle quali si può sviluppare un dibattito e una aggregazione. La sensibilità ecologica, l'orientamento rispetto alla spesa, la dicotomia tra sovranismo e integrazione europea, corporativismo o concorrenza ecc sono altri assi di convergenza/divergenza che possono portare ad aggregazioni politiche o disgregare le presenti.

Il governo gialloverde ne è stato una prova, così come nella scorsa legislatura il governo Letta. Non era l'asse DXSX a creare la maggioranza.

Come vedete dalla ripartizione dei GE contenuta nell'articolo Ladies and Gentlemen, Mr/Mrs President una maggioranza alternativa tra sovranisti e populisti avrebbe potuto saldarsi partendo già dai numeri per eleggere il Presidente. Più difficile farlo partendo da un DX vs SX

In questo contesto la presenza di partiti "minori" ma più coesi favorisce una soluzione di governo, ed i rischi arrivano sempre da scissioni e ripensamenti dei partiti maggiori.

Question#2 - ma quanto valgono i partiti?

Molto meno di quanto la "vulgata mediatica" sembra indicare. Qui vi confronto i valori "ex post" della composizione attuale dei gruppi parlamentari (%PARL) e i valori "ex ante" dei consensi alla camera nell'elezione 2018 (%CAM18), con gli attuali valori dei sondaggi "secchi" (%SOND) e riparametrati (%SOREV) per il numero dei rispondenti (23%) rispetto ai votanti (73%) e, infine, il numero dei contribuenti che "ci mette il grano", ovvero quanti destinano il 2 per mille della propria IRPEF (%2MIL) per partito. Put your money where your mouth is.

PARTITO NumPAR %PARL %CAM18 %SOND %SOREV %2MIL
MOVIMENTO 5 STELLE  230 24,19% 32,68% 15,20% 4,46%  
LEGA SALVINI 197 20,72% 17,35% 19,00% 5,58% 0,39%
PARTITO DEMOCRATICO  134 14,09% 18,76% 21,30% 6,25% 1,12%
FORZA ITALIA 131 13,77% 14,00% 7,90% 2,32%  
MISTO  113 11,88%        
FRATELLI D'ITALIA  58 6,10% 4,35% 19,80% 5,81% 0,50%
ITALIA VIVA  44 4,63%       0,11%
CORAGGIO ITALIA  22 2,31%        
LIBERI E UGUALI  12 1,26%       0,13%
PER LE AUTONOMIE 8 0,84%        
NI 2 0,21% 12,86% 16,80% 75,58% 97,75%
Torna 951 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%

Nota: la vecchia Lega Nord, quella in soffitta, ha preso lo 0,11% dei consensi per il 2 per mille. circa 1/3 di quelli della Lega Salvini. 

Conclusioni

Lungi dal costituire movimenti di massa strutturati i partiti "maggiori" possono valere di elettorato fidelizzato una via di mezzo tra il 15% dei sondaggi riparametrati e il 2,5% di chi oltre al voto ci mette anche il granone. Il più rilevante (il PD) ha un elettorato fidelizzato tra l'1% e il 6% dell'elettorato votante.

Per differenza una percentuale tra il 75% e il 97,5% è perfettamente contendibile. Sta ad ogni man of will and taste il diritto-dovere di voltare altrove nella prossima scheda elettorale.

Concentrare i voti su alcuni partiti garantisce certo una semplificazione cromatica nella distribuzione grafica delle cadreghe, ma per gli interessi dell'elettore ovvero la capacità della politica di trovare soluzioni condivisibili, avere partiti premiati in seggi ben oltre le capacità dei propri oligarchi rende difficile se non impossibile trovare soluzioni. Alla crisi generata dal COVID si è dovuto fare fronte delegando la Presidenza del Consiglio ad un esterno (seconda volta in soli dieci anni), lasciati al compito di eleggere il presidente i partiti si sono dimostrati incapaci di andare oltre l'eterna campagna elettorale.

Ora è chiaro: di questi partiti e di questi leader non ce ne facciamo nulla. Chi li rivota è complice, sia che lo faccia per scelta o per ignavia.