Is Neider-Putin a dead man?

Is Neider-Putin a dead man?

Con questo post mi pregiudico ogni visita in Russia con questo regime, ma sono convinto che non vi potranno essere di nuovo relazioni diplomatiche, commerciali e turistiche normali fino a quando l'ex partner commerciale dell'Unione non avrà una discontinuità di governo. Ovvero, scrivendo come mangio, fino a che non faranno fuori Putin e la sua cricca.

5 marzo 1982, ci lasciava John Belushi, l'indimenticato Bluto-Blutarsky di Animal House. Da qui l'idea. Il Neidermeyer dei giorni nostri sarà un uomo morto, come lo fu il fanatico avversario della ΔΤΧ (Delta-Tau-Chi)? Come ricorderete Doug Neidermeyer nei titoli di coda venne ucciso in Vietnam dalle sue stesse truppe. Speriamo sia di buon auspicio

Gli scopi del dittatore moscovita

Mettendo assieme parole, atti, e simbolismi come individuare la sede dei negoziati nella località polacca di Brest-Litovsk (dove nel 1918 fu firmato il trattato di pace che mise fine all'impero zarista) sembra abbastanza chiaro che gli scopi del dittatore moscovita sono duplici: contornarsi sul confine occidentale di stati satelliti, muniti magari di formale indipendenza ma governati da fantocci. Ma il secondo obiettivo: il dichiarato attacco al modo di vivere occidentale, al cui confronto la Russia che ha costruito esce con una bruttissima figura, ci riguarda direttamente. O Putin o l'Europa.

Insomma, se non proprio ricostruire l'impero zarista, almeno ritornare ad un Patto di Varsavia 2.0. Naturalmente la narrazione di un presunto espansionismo della NATO è una balla riscaldata dal dittatore e diffusa da accademici e politici italiani che dove terminano di essere ancora succubi della antica influenza sovietica sulla sinistra del nostro paese, iniziano ad essere foraggiati dai numerosi flussi di denaro che permette un sistema economico di rapina (in primis nei confronti dei propri governati). La "cleptocrazia al potere"

L'operazione, oltre ad aumentare il prestigio interno, che a giudicare dalle manifestazioni di protesta mostra importanti crepe, permetterebbe di aumentare l'estensione e il valore del saccheggio (l'Ucraina è paese ricchissimo di materie prime e risorse naturali), e permetterebbe di potere contrattare da posizioni ancor più di potere con il principale mercato (l'Unione Europea), che necessariamente uscirebbe indebolita se non distrutta dal fallimento di assicurare la solidarietà ai suoi paesi membri più ad oriente. Le minacce alla Finlandia e agli stati Baltici tolgono ogni argomento a tutte le persone che inizialmente potevano aver ritenuto sincere le motivazioni iniziali. Chi in Italia continua a sostenere Putin o è coglione o è colluso. Se colluso bisogna capire se prezzolato o se persona nemica del nostro sistema sociale europeo.

La situazione militare e le chiavi di lettura

Per chi è un minimo appassionato de guera, e in particolare della WW2, l'operazione disegnata dai militari russi sono molto simili a quelli dell'Armata Rossa del 1943. Le variazioni principali sono la necessità di una soluzione veloce, e di potere mettere al potere un fantoccio di Mosca al posto di Zelenski, e del dominio sul Mar Nero, che permette operazioni anfibie.

L'ostacolo principale di ogni piano contro Kiev è il fiume Dnepr. In alcuni punti largo come un mare e in questo periodo ingrossato dal disgelo.

Per questo è partita una colonna corazzata dalla collusa Bielorussia sulla sponda occidentale del fiume, ed è stata presa la città di Kherson che costituisce una testa di ponte sul fiume dal lato sud. Il resto dell'operazione mira a impedire una resistenza nell'ovest del paese chiudendo la via di rifornimento di Mariupol, ed evitare che si formino delle sacche attorno alle zone in mano ai separatisti, quindi ricongiungere il Donbass (Oblast di Donetsk - la Stalino dell'ARMIR e Oblast di Lukansk).

In un secondo momento la linea del fronte si sarebbe attestata sulla direttrice dei fiumi Bug e Dniestr raggiungendo la Transnistria, quella striscia grigia ad est del Dniestr. La premessa, date le dimensioni delle FFAA russe, è che la parte conquistata militarmente non dovesse essere tenuta dai militari russi, ma da forze ucraine fedeli alla Russia.

Il terzo momento, in caso non fosse avvenuta la capitolazione dell'Ucraina, era l'invasione degli Oblast occidentali, L'vov per intenderci. Poco gradita perché avrebbe comportato di entrare in contatto con i militari NATO.

Evidentemente i piani di una guerra lampo sono miseramente falliti. Kiev non è caduta, non si profila alcun incremento di popolarità di Putin in Ucraina che possa portare ad un serio movimento collaborazionista e, mistero, la colonna corazzata che avrebbe dovuto dare il colpo di grazia da nord è in stallo da oltre una settimana. I comandanti russi, formati in Accademia sulle vicende della guerra urbana di Stalingrado, sono ben consapevoli dei rischi che corre un esercito ad entrare in una città ostile di milioni di abitanti.

Putin e i suoi, quindi, sfruttando un loop nella strategia NATO, hanno switchato dalla "Blitzkrieg" alla "Vergeltungskrieg", ovvero alla guerra di rappresaglia finalizzata a fiaccare la resistenza del popolo ucraino spargendo il terrore tra i civili e a distruggerne l'identità culturale colpendo Università, sfiorando monumenti storici. In quest'ottica si spiegano anche gli attacchi e le sofferenze inflitte alla popolazione civile di Kharkiv, Mariupol ecc. e la minaccia alle centrali nucleari.

A questa strategia criminosa si affianca la diffusione nei paesi occidentali di una disinformazione tesa a fare passare la rappresentazione di Russia e Ucraina come unico popolo, e quindi che la invasione e la repressione in atto sono semplici reazioni di uno stato sovrano nei confronti di una provincia ribelle. Spero che i fessi che abboccano a queste frottole rimangano sempre in numero non rappresentativo.

Ecco, quindi, gli attacchi verso Chernihiv, città universitaria, ricca di monumenti storici, ma di importanza militare limitata: ha una linea ferroviaria che porta in Bielorussia, e permette l'attraversamento della Desna. Due obiettivi che potevano essere assicurati (linea rifornimento del fronte, aggiramento ostacolo fluviale) con meno spesa attaccando a metà strada tra Sumy e Chernihiv ed escludendo dal conflitto i civili.

Nel frattempo, diversi fattori giocano a favore dell'Ucraina:

  • se non avverrà una capitolazione ci dovrà essere una guerra di movimento. Siamo agli inizi del disgelo e la pesante e fertile terra ucraina si trasforma fuori dalle strade in una massa di fango che usura mezzi e uomini
  • le sanzioni economiche stanno riducendo le disponibilità di ricambi, ma anche capacità di resistenza del popolo russo. Ricordiamo che la Prima guerra mondiale non fu decisa da episodi militari, ma dall'esaurimento delle economie degli imperi centrali. Gli analisti pensano che l'economia russa possa reggere massimo 6 mesi lo sforzo bellico.
  • Cina e India (che si sono astenute nelle risoluzioni dell'ONU contro la Russia) basano la propria stabilità interna ad un tasso di crescita accettabile dell'economia mondiale. La guerra in corso sta pregiudicando la ripresa
  • più tempo passa e più la UE troverà sostituti alle forniture energetiche della Russia, e quindi potrebbe potere ulteriormente intensificare le sanzioni.

Il loop della NATO

La NATO è per statuto una organizzazione difensiva. Non può intervenire se non viene attaccato uno stato membro, oppure se non viene autorizzata una missione dall'ONU. La seconda ipotesi è impossibile dato il diritto di veto della Russia su ogni decisione ONU. Anche una no-flying zone dovrebbe avere una improbabile benedizione del Consiglio di sicurezza ONU. Nulla però ci impedisce di armare gli ucraini e fornire assistenza medica, formazione e appoggio logistico.

Il punto debole è costituito da Svezia e Finlandia. Paesi UE, fondamentali nell'equilibrio della Unione, ma non aderenti alla NATO. Potrebbero essere i prossimi obiettivi dell'imperialismo putiniano. Per questo è fondamentale che si completi una adesione o una intesa militare di mutua assistenza con loro.

Quindi la killing app potrebbe essere una immediata adesione dei due stati scandinavi alla alleanza atlantica.  Tutti gli altri paesi confinanti con Russia, Bielorussia e Ucraina, escluso Moldova, già lo sono e un loro attacco significherebbe un allargamento del conflitto (che Putin non può superare, visto che a fatica cerca di sottomettere l'Ucraina).

Il presidente ucraino Zelenski ha chiesto la istituzione di una no-flying-zone sul suo paese per risparmiare ai civili i bombardamenti russi. Questo esporrebbe a combattimenti con i Russi che possono costituire il trigger per una guerra che non sarebbe difensiva per gli aderenti alla NATO.

Purtroppo, la NATO funziona come deterrente, ma per assumere un ruolo attivo come in Bosnia, Iraq, Afghanistan necessita di una risoluzione ONU, altrimenti potrebbero venir meno gli impegni reciproci. La risoluzione ONU non è possibile quando un membro permanente con diritto di veto è sul banco degli accusati.

Cosa facciamo e cosa possiamo fare ancora?

Ad una guerra di pulizia etnica si risponde in un solo modo: siamo tutti ucraini. Studiamone storia, geografia, cultura e dimostriamo al dittatore russo che potrà magari per un tempo determinato imporre il proprio dominio sul paese confinante, ma che ogni tentativo di assimilazione avrebbe i giorni contati.

La Kultur Kampf ha un ostacolo. Soprattutto tra gli intellettuali di sinistra, ma anche tra i neofasci, ci sono troppe e ingiustificate simpatie contro l'occidente e il suo modo di vivere. La battaglia della cultura dovrà quindi essere combattuta in primis contro i vari soggetti accondiscendenti l'invasione russa presenti nelle università e nei think tank italiani.

Oltre alla battaglia della cultura ci sono 3 operazioni pratiche da formalizzare:

  • rendere le forniture militari e il supporto logistico all'Ucraina un atto automatico, costituendo un "magazzino" europeo attivabile su domanda da Zelenski. Una legge Lend and Lease sul modello di quella sottoscritta tra Roosevelt e Churchill a fine 1940
  • istituire un premio per i disertori russi: permesso di soggiorno e avviamento al lavoro nei paesi europei
  • permettere ai cittadini europei l'arruolamento nelle milizie ucraine (oggi in Italia è reato penale)

Requiem per una canaglia?

"Kind people. Have a wonderful dream. Margaret On The Guillotine" cantavano gli Smiths a metà '80. Ogni giorno che passa avvicina la testa di Putin al patibolo?

I russi sono un popolo con le strapalle. Hanno nei secoli disintegrato la potenza di mongoli, cavalieri teutonici, della Grande Armée di Napoleone, e della Wermacht di Hitler. 

Hanno però un difetto: sono troppo inclini alla sopportazione. Nessun popolo potrebbe infatti avere sopportato criminali come i Romanoff, i bolscevichi e, da ultimo, la cleptocrazia di Putin e dei suoi oligarchi.

C'è da dire che più poi che prima hanno sempre fatto la cosa giusta: fucilare Zar e famiglia, bloccare i carri della Armata rossa. Devono però incazzarsi e sentirsi umiliati per agire.

Dai tempi di quell'inetto di Nicola II nessuno aveva portato tanto discredito al popolo russo quanto Putin e i suoi. Dominato da una cricca di delinquenti, messo alla berlina da organizzazioni sportive, culturali ecc. Nell'ultima Assemblea ONU ha ottenuto sostegno, oltre che nello zerbino bielorusso, nei voti di Eritrea, Corea del Nord, e Siria. Gli stessi presunti alleati, come la Cina, se da un lato non si esprimono formalmente, dall'altro stanno ben attenti a ritirare velocemente i capitali investiti in Russia.

Insomma, mai la Russia ha goduto di così scarsa considerazione nel mondo. Si tratta di capire quando il popolo russo ne sarà pienamente consapevole e agirà di conseguenza.

Malgrado le limitazioni alla libertà di pensiero imposte al popolo Russo, le informazioni stanno filtrando. Speriamo che più prima che poi si liberino anche di Putin e dei suoi complici. Probabilmente avverrà in modo violento, come merita ogni dittatore, ma senza che rimanga una documentazione giuridica sufficientemente esaustiva delle nefandezze commesse.

Non è uno scenario semplice. Putin nel ventennio di potere ha costruito un sistema autocratico molto più solido e accentrato di Mussolini, che pure ci mise 3 anni di rovesci e una invasione militare del paese per cadere.

Scenario limitato, ma comunque positivo per gli ucraini è l'esaurimento delle capacità di offesa della Russia, che chiuderebbe la guerra con un armistizio; il compromesso potrebbe essere la ricostruzione a carico della UE e non dell'aggressore.

Una chiusura della guerra senza i guadagni promessi relegherebbe la Russia ad una posizione estromessa dall'economia e dalla società mondiale come la Corea del Nord. Situazione inaccettabile per un popolo che dagli inizi del XVIII secolo è protagonista della storia d'Europa. In questo secondo caso il processo di riavvicinamento inizierebbe dopo la morte o la invalidità di Putin. Non presto, il dittatore ha 70 anni, e una cura maniacale della propria salute e forma potrebbe fargli superare i 90, mentre la aspettativa di vita media per un maschio russo è di soli 63 anni.

Ricordiamo però un vecchio proverbio anglosassone: "NEVER CORNER a RAT". Ad un soggetto cinico anaffettivo senza scrupoli come Putin deve essere lasciata una via di scampo. Il ratto all'angolo ti salta in faccia, e non è il caso quando ha il ditino sugli ordigni nucleari.