25 Aprile: un paese che non riesce a fare i conti con il passato - La Resistenza in Italia

La Resistenza in Italia

Preciso "in Italia" perché la Resistenza fu un movimento europeo. In tutti i paesi oggi facenti parte l'Unione Europea si organizzarono movimenti di resistenza ai regimi Nazifascisti. Ognuno con particolarità ed estensione specifiche, ma con il comune denominatore della difesa degli ideali di libertà di pensiero, non discriminazione razziale e religiosa, libertà di iniziativa e ripudio della guerra.

Dagli ideali di libertà di pensiero, di culto e di movimento, non discriminazione razziale, religiosa e sessuale nacque il complesso di valori cosiddetti "occidentali" formalizzati nella DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI e nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

In Italia come in buona parte d'Europa la Resistenza iniziò come movimento di élite, di "professoroni" e di "buonisti" utilizzando i termini di un idiota a noi contemporaneo. Divenne un movimento di massa solo in un secondo momento, nell'estate 1941, con la "discesa in campo" dei comunisti in seguito all'aggressione Nazista all'URSS.

Sfruttando la tradizionale avversione dell'italiano medio per il sapere, nella propaganda di regime le persecuzioni nei confronti degli antifascisti furono derubricate a "vacanze forzose".

Come avete visto dalle cifre elettorali i "comunisti" prima della seconda guerra mondiale erano marginali nel paese e non vennero inizialmente particolarmente perseguiti dal regime, se non per alcuni soggetti "pericolosi" come Antonio Gramsci.

Ricordiamo che da fine estate 1939 al 22 giugno 1941 La Germania Nazista e l'URSS Stalinista furono alleate. L'ordine di "non rompere" venne esteso anche ai partiti comunisti occidentali. Così fu.

La svolta dell'8 settembre

Solo dopo l'armistizio la resistenza divenne movimento di popolo e i comunisti italiani entrarono in alleanza con le forze popolari, socialiste e liberali che dalla nascita del regime sostennero l'opposizione subendone le persecuzioni.

Ciò che rese una opposizione di élite un movimento popolare furono le requisizioni di uomini per il lavoro forzato in Germania e/o per combattere una guerra considerata già persa e non più condivisa come ausiliari delle armate naziste. Poco più di Waffen SS.

Già il 9 settembre 1943 venne costituito il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale). Organo "crossbench" come direbbero i britannici: Ivanoe Bonomi (DL, Presidente), Mauro Scoccimarro e Giorgio Amendola (PCI), Alcide De Gasperi (DC), Ugo La Malfa e Sergio Fenoaltea (PdA), Pietro Nenni e Giuseppe Romita (PSI), Meuccio Ruini (DL), Alessandro Casati (PLI).

Lo scopo era cercare di ricreare un minimo di ordine dal disastro lasciato dal fascismo e dalla monarchia sabauda in fuga per contenere eccessi e per coordinare le azioni degli insorti.

Per ragioni logistiche, in data 7 febbraio 1944, nella zona nord del paese venne creata una organizzazione autonoma: il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia). 

Sui fatti d'arme, le rappresaglie nazifasciste e le vendette post 25 aprile non mi soffermerò più di tanto. Ogni anno siamo sommersi dalle informazioni.

Quanto costò in termini di vite umane 

Alcuni punti chiave:

  1. Lo ricordo anch'io: il 25 aprile 1945 è la data della insurrezione generale del Nord Italia, la resa delle forze Naziste (le Fasciste erano oramai sbandate) è di qualche giorno posteriore (2 maggio)
  2. la fucilazione di Mussolini fu condivisa da tutto il Comitato di Liberazione, quindi da Comunisti, Socialisti, ma anche Azionisti e Popolari (del CLNAI faceva parte il fratello di Alcide De Gasperi).
  3. con l'avvicinarsi della conclusione del conflitto emersero le profonde differenze tra i partigiani comunisti e parte dei socialisti da un lato (inquadrate nelle Brigate Garibaldi) e i popolari e d azionisti delle Brigate Osoppo sfociarono in veri e propri conflitti armati nella Venezia Giulia. Ma qui inizia la storia scomoda ed i conti mai fatti con il passato d'Italia.

Fonti

Pertini legge il proclama del 25 aprile 1945

 

Il Comunicato CLNAI sulla fucilazione di Mussolini e dei gerarchi

Il CLNAI dichiara che la fucilazione di Mussolini e complici, da esso ordinata, è la conclusione necessaria di una fase storica che lascia il nostro Paese ancora coperto di macerie materiali e morali, è la conclusione di una lotta insurrezionale che segna per la Patria la premessa della rinascita e della ricostruzione. Il popolo italiano non potrebbe iniziare una vita libera e normale - che il fascismo per venti anni gli ha negato - se il CLNAI non avesse tempestivamente dimostrato la sua ferrea decisione di saper fare suo un giudizio già pronunciato dalla storia.

Solo a prezzo di questo taglio netto con un passato di vergogna e di delitti, il popolo italiano poteva avere l'assicurazione che il CLNAI è deciso a proseguire con fermezza il rinnovamento democratico del Paese. Solo a questo prezzo la necessaria epurazione dei residui fascisti può e deve avvenire, con la conclusione della fase insurrezionale, nelle forme della più stretta legalità.

Dell'esplosione di odio popolare che è trascesa in quest'unica occasione a eccessi comprensibili soltanto nel clima voluto e creato da Mussolini, il fascismo stesso è l'unico responsabile.

Il CLNAI, come ha saputo condurre l'insurrezione, mirabile per disciplina democratica, trasfondendo in tutti gli insorti il senso della responsabilità di questa grande ora storica, e come ha saputo fare, senza esitazioni, giustizia dei responsabili della rovina della Patria, intende che nella nuova epoca che si apre al libero popolo italiano, tali eccessi non abbiano più a ripetersi. Nulla potrebbe giustificarli nel nuovo clima di libertà e di stretta legalità democratica, che il CLNAI è deciso a ristabilire, conclusa ormai la lotta insurrezionale.

Il Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia.

Achille Marazza per la Democrazia Cristiana

Augusto De Gasperi per la Democrazia Cristiana

Ferruccio Parri per il Partito d'Azione

Leo Valiani per il Partito d'Azione

Luigi Longo per il Partito Comunista Italiano

Emilio Sereni per il Partito Comunista Italiano

Giustino Arpesani per il Partito Liberale Italiano

Filippo Jacini per il Partito Liberale Italiano

Rodolfo Morandi per il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria

Sandro Pertini per il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria