I novelli Re Sole

I novelli Re Sole

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A fine agosto, sulle spiagge lusitane, avevo incominciato una biografia di Charles De Gaulle, in vista del 50 anniversario della morte, avvenuta il 9 novembre 1970, e ricordando un secondo anniversario: l'80° del discorso ai francesi del 18 giugno 1940 che diede il "là" ai movimenti di resistenza al nazifascismo in tutta Europa. Complice la recrudescenza della pandemia COVID 19 l'anniversario è passato un poco alla chetichella, come vedete dalla pagina dedicata sul sito dell'Eliseo.

La recente scomparsa del past president Valéry Giscard d'Estaing ha rinnovato la mia attenzione sul tema. Oggi, navigando tra i quotidiani, leggo su le Monde l'indiscrezione della possibile candidatura del Generale de Villers alle prossime presidenziali 2022.  Di seguito alcuni appunti sparsi, volutamente non conclusivi perché finalizzati ad indurre alcune riflessioni sulla figura tipo del presidente della seconda nazione d'Europa. 

Un Monarca a tempo determinato

Il trade off tipico di ogni stato repubblicano è tra l'efficienza del potere esecutivo e la garanzia di equilibrio dei poteri. L'uno tende a confliggere con l'altro e l'equilibrio è spesso instabile.

La Francia della 3° (1970-1940) e 4° repubblica (1947-1959) era caratterizzata da dispersione dei consensi e forte instabilità dei governi (per la 3° 87 governi in 70 anni, per la 4° 20 governi in 12 anni). Nota Molto Benissimo: i francesi non riconoscono volentieri l'intervallo del regime fascista di Vichy come parte della storia nazionale; questo spiega il "buco" nella cronologia. 

La Francia di fine anni '50 era in profonda crisi di identità: in pieno processo di decolonizzazione aveva già perso l'Indocina (Vietnam-Laos-Cambogia), la Tunisia, il Marocco  e stava per abbandonare la storica e prima colonia di Algeria. L'esercito era sul piede di guerra, umiliato dai continui rovesci attribuiti al mancato sostegno governativo, e su spinta di un ex premier francese (Robert Schuman) la Francia stava aderendo al processo di unione europea abbozzato con la condivisione delle risorse minerarie (CECA).

Una miscela esplosiva che nel 1958 aveva portato la Francia sull'orlo di un colpo di Stato. Il "colpo" ci fu, incruento, e portò ad una soluzione di compromesso che dura da oltre 60 anni: la V Repubblica. De Gaulle, con la Vis oratoria che aveva all'epoca, illustra chiaramente gli scopi della riforma:

Il concetto chiave della riforma voluta da De Gaulle, e perfezionata in un decennio è un forte Presidenzialismo con un capo dell'Esecutivo eletto a suffragio universale a doppio turno. Il mix di forte consenso popolare e di stabilità nel ruolo avrebbe dovuto assicurare una continuità nella azione di governo, nel quale il ruolo dei ministri (compreso il "primo") sembra più di staff che di plenipotenziari. Come bilanciamento dell'esecutivo un potere giudiziario indipendente (non sono poche le inchieste che hanno messo a repentaglio esecutivo e persino la presidenza) ed un parlamento eletto separatamente dal Presidente.

Come alternativa al meccanismo delle primarie il doppio turno serve per selezionare inizialmente i candidati che si contenderanno la vittoria. Perché il meccanismo di voto assicura sempre un vincitore ed è fondamentale che sia scartabile un soggetto potenzialmente sovversivo.

Come aveva notato il matematico e politico Marchese di Condorcet ai tempi della Rivoluzione, se il doppio turno assicura la esclusione del "peggiore", non è affatto detto che porti ad eleggere il "migliore" candidato. Il fenomeno è noto come il "paradosso di Condorcet". In questo modo vennero esclusi soggetti impresentabili come i due Le Pen, ma vennero anche eletti presidenti discutibili come Jaques Chirac o mediocri come il ragiunat Hollande, per rimanere ai tempi recenti. Si sceglie il "meno peggio", che non è necessariamente il "meglio".

Dal rigorismo bigotto dei De Gaulle ai fasti di Pompidou e Valéry Giscard d'Estaing

Si narra che la Signora De Gaulle rifiutasse persino di ricevere divorziati, tanto per chiarire il livello di bigottismo della Presidenza De Gaulle. Un bigottismo che andò poi a confliggere con un paese in piena evoluzione con i moti del maggio 1968, e che portarono De Gaulle a dimettersi anticipatamente dopo avere cercato una improbabile vittoria referendaria nel 1969.

Gli successero in sequenza prima Georges Pompidou, poi VGE. Il primo, amante della vita mondana e la cui moglie amava frequentare artisti (con grande scandalo di Mme De Gaulle) ha riconciliato paese e istituzioni nei primi anni '70 e promosse la costruzione di un centro culturale (l'attuale Centre Pompidou) nel cuore della capitale. Il progetto fu affidato a Renzo Piano e completato sotto la presidenza D'Estaing e contiene una grande biblioteca, il museo di arte moderna e un centro musicale. per chi ha frequentato Parigi il 4° ambiente è la piazza Pompidou, auditorium naturale per artisti di strada o semplici esibizionisti.

Sul cambio di rotta dei presidenti in carico negli anni '70 è un ottimo indicatore il numero dei menù dei ricevimenti ufficiali. 31 in 12 anni di presidenza CDG, 34 in 5 anni di GP e 74 in 7 anni di VGE. Dinner Index: 2,58 CDG, 6,8 GP, 10,57 VGE. A VGE venne dedicato anche un piatto. La soupe de Trouffe

Negli anni successivi il Grande Louvre che ammiriamo è frutto dello stimolo di Mitterand, che nelle elezioni 1981 ha sconfitto VGE. 

Il ruolo propulsivo in economia dei presidenti

Spesso i presidenti francesi hanno avuto un passato da ministri economici. Tre grosse innovazioni si devono alla pressione del "monarca di turno. Il nucleare con CDG, l'aeronautica con Pompidou e il TGV (come reazione alla crisi petrolifera) sotto il settennato VGE. Per ironia della sorte la prima corsa fu "battezzata" da Mitterand.

Accanto ad innovazioni, troviamo anche alcune decisioni che hanno irrigidito lo stato sociale francese, rendendolo costoso quanto incapace di correggere il disagio delle periferie, come la pensione a 60 anni (che già non teneva conto della evoluzione demografica) e le rigidità salariali che hanno amplificato gli effetti delle recessioni sul lavoro.

L'europeismo

Altro tratto distintivo della presidenza francese, il concorso alla formazione della Unione europea. accolta con iniziale scetticismo da De Gaulle, che vi vedeva più che altro uno strumento per affrancare la Francia dal potere degli anglosassoni, abbiamo in VGE uno dei più convinti sostenitori della integrazione, ad incominciare dalla moneta unica. VGE fu tra i promotori dello SME, precursore dell'Euro. 

L'accordo Kohl-Mitterand fu fondamentale per arrivare a tre pilastri della attuale Unione. La libera circolazione di merci e servizi, libera circolazione delle persone (entrambi nel 1993) ed il Trattato di Maastricht che ha dato il via al processo di unificazione monetaria e alla istituzione della BCE.

La mancata approvazione della Convenzione Europea nel 2005 fu successivamente una delle cause del declino del Presidente Chirac (i cui 12 anni di mandato lasciano più ombre che luci).

L'Asse Merkel Sarkozy fu essenziale per l'endorsment di Mario Draghi e l'inizio della politica attiva della BCE. Anche Hollande, malgrado le dichiarazioni di principio, appoggiò il processo di formazione delle reti di sicurezza europee confluite nel MES.

Riguardo Macron, beh, fece la campagna elettorale come argine all'antieuropeismo del FN, e inaugurò la Presidenza con l'Inno alla Gioia. Ma non sembra avere dato altrettanto impulso di molti dei predecessori a momenti chiave. Forse perché la macchina della unificazione è già lanciata e fanno notizia più gli ostacoli (come i populisti italiani, Ungheria e Polonia) che i propulsori.

Una solida formazione superiore e una esperienza politica di altro livello

Tutti i presidenti della V Repubblica hanno un curriculum invidiabile. 

Formazione: CDG è alumno della Scuola Militare di Saint Cyr ed ha compiuto tutta la serie delle specializzazioni strategiche dell'epoca. George Pompidou, Francois Mitterand e Sarko sono  alumni della attuale SciencesPo (Institut d'études politiques de Paris), ove insegna l'ex premier italiano Enrico Letta, tutti gli altri presidenti si sono formati all'ENA (École nationale d'administration), con sede - non a caso - a Strasburgo.

Ruoli politici di vertice: tutti titolari di ministeri chiave o addirittura primi ministri, tranne Hollande, che non andò mai oltre ruoli esecutivi dipartimentali.

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