Le riforme precedenti
Che i meccanismi costituzionali avessero bisogno di un restyling era evidente dalla prima metà degli anni '90. Il numero dei parlamentari è sempre stato parte delle riforme, ma risultava una conseguenza di un ripensamento e non il focus o, addirittura, l'esaurirsi dell'intero sforzo riformatore.
Per rimanere negli ultimi anni, due riforme hanno superato lo scoglio del doppio voto parlamentare e sono arrivate al referendum confermativo. In entrambi i casi le riforme sono state bocciate dal consulto referendario.
Colpiscono due aspetti: i voti referendari erano arrivati sempre a legislatura avanzata, e con un supporto di analisi e dibattiti corposo. Questa riforma arriva dopo soli 14 mesi di legislature, con due pause estive e una crisi di governo di mezzo.
La riforma Berlusconi
Dopo un iter di quasi 3 anni approda al voto parlamentare la Riforma predisposta da Berlusconi ed alleati per riequilibrare i poteri tra Stato centrale e Regioni, e per rafforzare l'esecutivo. "Devolution" e "Premierato forte" erano le parole d'ordine.
Con la riforma, incidentalmente, viene ridotto il numero dei deputati a 518 e dei senatori a 252, e vengono eliminati i senatori a vita. La riforma venne sostenuta dalla sola maggioranza (Frorza Italia,Alleanza Nazionale e Lega Nord), e arrivò al voto quando oramai Prodi aveva sostituito il Cavaliere.
Esito Votazioni | |||||||
Ramo | Data | Favorevoli | Contrari | Astenuti | Assenti | Provv | Note |
Camera | 15/10/2004 | 295 | 202 | 9 | 124 | 4862 | voto n°5 |
Senato | 23/03/2005 | 162 | 14 | 145 | 2544-B | ||
Camera | 20/10/2005 | 317 | 234 | 5 | 74 | 4862-B | |
Senato | 16/11/2005 | 170 | 132 | 3 | 16 | 2544-D |
Letture:
La Riforma Saggi - Letta - Renzi
Ancora più complessi sia l'iter, sia il contenuto della Riforma della precedente legislatura.
Come noto nel 2011 aveva rischiato di saltare la baracca, e l'ordinamento dello stato aveva manifestato tutta la sua inadeguatezza per gestire il mondo del 3° millennio. In un Parlamento senza una maggioranza, il rieletto Presidente Napolitano (per incapacità di esprimere nomi nuovi), impose un Governo di larghe intese, dal quale rimasero fuori in posizione "paracula" Lega (oramai non più Nord) 5 Stelle e Fratelli d'Italia.
Uno dei cardini del Governo, affidato a Enrico Letta, era di attuare le riforme istituzionali suggerite da un comitato di "saggi" composto da tecnici, e da politici di tutti gli schieramenti aderenti.
Il progetto ebbe una battuta d'arresto con la condanna in Cassazione di Silvio Berlusconi, che provocò la fuoriuscita dei parlamentari di Forza Italia dall'accordo, e successivamente fu affossato dalle lotte intestine del Partito Democratico, che pur votando a favore, nella successiva campagna referendaria trovò diversi membri schierati sul fronte del "NO" per quella che oramai veniva vista come una potenziale affermazione di Renzi.
Esito Votazioni | ||||||
Ramo | Data | Favorevoli | Contrari | Astenuti | Assenti | Provv |
Senato | 13/10/2015 | 178 | 17 | 7 | 119 | 1429-B |
Senato | 11/01/2016 | 180 | 112 | 1 | 28 | 1429-D |
Camera | 20/01/2016 | 367 | 194 | 5 | 64 | 2613-B |
Camera | 12/04/2016 | 361 | 7 | 2 | 260 | 2613-D |
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