Déclaration des droits de l'homme et du citoyen

Déclaration des droits de l'homme et du citoyen

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Il 26 agosto del 1789 veniva emanata dall’Assemblée Nationale la Déclaration des droits de l'homme et du citoyen.

Si tratta di un testo fondamentale, che ha ripreso e perfezionato la Dichiarazione di indipendenza americana diventando così la pietra miliare dell’illuminismo.

L’aria della Gironda mi suggerisce alcune osservazioni.

Il messaggio chiave

Messaggio chiave della Déclaration è la centralità dell’uomo, e la sua libertà limitata solo quando lede l’altrui libertà.

L’uomo è quindi più importante della Legge, ed è più importante dello Stato.

Stato e Legge sono strumenti che hanno un senso solamente nella misura in cui consentono agli uomini di potere esercitare la propria libertà.

Per questo motivo i poteri dello Stato devono essere separati, in modo da evitare il rischio di prevaricare i diritti soggettivi del cittadino. Non solo, se la Legge è contraria al suo fine (tutelare le libertà individuali), è lecito infrangerla.

In due parole: serve uno stato (Nation) che abbia il fine e la forza di tutelare le libertà individuali, serve una Legge, che determini le modalità di intervento dello Stato e il libero esercizio dei diritti …  ed infine c’è un enigmatico e assai meno chiaro articolo 16.

L’enigma dell’articolo 16

« Toute Société dans laquelle la garantie des Droits n'est pas assurée, ni la séparation des Pouvoirs déterminée, n'a point de Constitution ».

Quindi: «manca una Costituzione se non sono garantiti i diritti soggettivi e non vige la separazione dei poteri». Mah. Come sottolinea  “eravamo al 20 agosto, bisognava chiudere e erano in 1200 a discutere”.

La separazione dei poteri, percepita come prevenzione del dispotismo, era purtroppo un concetto non sufficientemente diffuso tra i componenti dell’Assembée. Si è cercato di scrivere qualcosa ma evidentemente senza la chiarezza degli altri articoli. Questa la spiegazione.

Non è infatti riuscita ad emergere con sufficiente chiarezza l’eredità dell’Esprit de Lois di Montesquieu: per lottare contro il despotismo è necessario evitare una concentrazione di poteri, sia in capo ad una persona (monarca), sia in capo ad una sola classe sociale (aristocrazia o borghesia).

Ma il “piedino nella porta” era stato messo: nei successivi dibattiti la separazione dei poteri

Mise à jour

C’è un fetore asfissiante di nazionalismo e protezionismo in tutto il mondo. Due concetti definiti nell’’800, e che hanno prodotto i disastri delle due guerre mondiali.

Nazionalismo e Protezionismo hanno un punto comune: mettono al centro non più il “cittadino”, ma lo stato. Quindi non è più lo stato ad essere funzionale a garantire le libertà dell’individuo, ma è l’individuo ad essere organico allo stato e funzionale ad accrescerne prestigio e potere.

Sembra incredibile che dopo secoli ci si trovi ancora a discutere “chi” sia centrale: se le strutture o le persone.

A rafforzare la pericolosità di certi pensieri “organicisti” un paio di letture dal Sole 24 Ore di oggi.

Separazione dei poteri: ne “La nuova trincea della politica monetaria” di Donato Masciandaro si sottolinea come la Governatrice della FED Janet Yellen e Mario Draghi congiuntamente affermano la necessità di mantenere separato il potere di decidere la politica monetaria dalle decisioni di Governo. Il motivo è semplice e storicamente provato: i Governi hanno ottiche di breve, al massimo medio periodo (in Italia breve o brevissimo). In passato il potere sulla moneta e sui tassi ha portato i governi a creare situazioni rischiosissime (inflazione, alti tassi) pur di accompagnare le proprie scelte politiche.

La separazione dei poteri (monetario e fiscale) è quindi la premessa per evitare una condotta disastrosa dell’economia.

In Italia, come noto, soprattutto i partiti populisti puntano a riappropriarsi del potere sulla moneta. Gli altri partiti, per ignoranza o per quieto vivere, sono piuttosto tiepidi sul tema. Errore gravissimo. Così come separare il potere esecutivo dal potere legislativo e dal giudiziario è premessa per evitare i despotismi, mantenere separate decisioni di politica “fiscale” (spese e tasse/debito) e politica “monetaria” (interesse e moneta) è premessa per evitare meltdown di intere economie, come sta succedendo al Venezuela di Maduro, come è successo all’Argentina peronista e come per pochissimo ci siamo scampati nell’Italia a fine anni ’70.

La centralità delle libertà. Tema affrontato in un altro articolo del Sole, “Il Rinascimento economico delle Città-Stato” di Vittorio Da Rold, a commento dell’intervento al meeting di CL di Giorgio Vittadini (il Presidente della Fondazione per la sussidiarietà). In un mondo che si isola sempre più sono le città-metropoli, talvolta anche in modo indipendente dagli stati cui appartengono, a generare sviluppo e ricchezza con la ricetta esattamente opposta a quella dei nazionalismi. Multietniche e soprattutto multiculturali, in contatto tra di loro e con il resto del mondo, stanno diventando la possibile ancora di salvezza da deliri di chiusura protezionista.